Il pedagogista riponde:dott:Persano LUIGI
Carissimo dott.Persano, sono una mamma di un bimbo che fra pochi giorni andrà in vacanza, come ogni anno lo stesso dilemma, compiti a casa,servono oppure no?
Claudia
“Ogni tanto ripenso a quando ero bambino.
Quando il problema più grande era scegliere a che gioco giocare.
Quando si era tutti amici, senza odi e rancori.
Quando per fare pace bastava un mignolino.
Quando era tutto più semplice.
E allora mi rendo conto che le ginocchia sbucciate, non facevano poi così male”
(Pietro Knight)
L’educazione deve essere sempre in positivo, e mai in negativo!
«Per Michelangelo la scultura è già nel blocco di pietra, non bisogna che liberarla>>
È un diritto degli studenti riposarsi e divertirsi durante le vacanze
E’ importante che la vacanza sia vacanza”. “Vacanza” significa, secondo il dizionario Sabatini Colletti, assenza di qualcosa, e questo qualcosa in questo caso è la scuola. Quindi i bambini in questo periodo devono essere liberi di non fare nulla. Di “disintossicarsi” dai compiti, dai doveri, dalle attività.
Spazio perciò alla noia e all’ozio. Perché la noia è spazio creativo. Dà ai bambini la possibilità di viaggiare con la fantasia, ma anche di ripensare a ciò che è stato fatto precedentemente. Per poter apprendere occorre essere elastici. Il gioco e e l’ozio sono palestra di vita, sono strumenti preziosi per sviluppare il propri sé e riuscire ad avere più dimestichezza con la vita e una visione del mondo più positiva. Attraverso questi metodi creativi – dicono gli esperti – si impara a vivere la trasformazione, cioè a entrare. I bambini devono essere occupati in altre attività, come andare in posti nuovi.
Durante le vacanze, o parte di esse, i bambini non devono pensare ai compiti. Ma devono “rigenerarsi”. Devono avere la voglia di creare nuove amicizie, di socializzare.
Quindi niente compiti a giugno. Assenza totale. E ancora relax a luglio e ad agosto.
I genitori dovrebbero avere “il diritto di pretendere che l’insegnante o l’educatore abbia imparato a conoscere o a dominare i propri conflitti prima di iniziare la sua opera pedagogica. Altrimenti gli allievi gli servono unicamente come materiale più o meno adatto per scaricare su di loro le sue difficoltà personali inconsce e non risolte.” Anna Freud.
E’ faticoso frequentare i bambini, avete ragione. Perché bisogna mettersi al loro livello. Ma non è abbassarsi, inclinarsi, curvarsi, farsi piccoli, che più stanca. E’ piuttosto il fatto di essere obbligati a innalzarsi fino all’altezza dei loro sentimenti. Tirarsi, allungarsi, alzarsi sulla punta dei piedi. Per non ferirli.” (J. Korczak)
Luigi Persano _Pedagogista