La psicologa risponde: un figio parte, la sindrome del nido vuoto
Carissima dottoressa mio figlio partirà per lavoro.Mi sento persa…anche se capisco che debba fare il suo percorso. Grazie
Carissima lettrice,
quando i figli vanno via da casa ogni genitore incorre nel rischio di vivere “la sindrome del nido vuoto”. Che sia stato preparata o inattesa la partenza genera sempre molte ansie, ma soprattutto un grande senso di vuoto. In queste occasioni è bene però ricordare quanto i genitori abbiano il difficoltoso compito di rassicurare il proprio figlio sulle sue capacità di affrontare questo importante cambiamento e non potrà essere certo il contrario, quindi sul figlio non dovrebbe gravare l’incarico di rassicurare i genitori o sentirsi in colpa per il loro dolore o la loro solitudine.Cara scrittrice, Tuo figlio dovrebbe partire con la convinzione rassicurante che la vostra casa rimarrà sempre il “nido” in cui tornare in caso di bisogno, sviluppando in lui il tranquillizzante senso di appartenenza familiare. Guarda il tutto da un punto di vista effettivo: pensa ai cambiamenti positivi e ai “gradini” che potrà salire stando lontano da casa, e nonostante le difficoltà alle quali andrà in contro, l’autonomia lo aiuterà a formare la propria personalità e soprattutto individualità. A ogni modo non sentirti l’unica a vivere queste difficoltà, e se la tua tristezza rischiasse di irrompere nelle tue giornate e nei tuoi pensieri mi sembra corretto rassicurarti asserendo che la “sindrome da nido vuoto” è una vera e propria condizione psicologica che colpisce soprattutto le donne provocando in loro un forte senso di smarrimento e abbandono quando i figli lasciano casa. Generalmente il tempo aiuta ad abituarsi alla nuova condizione, ma ad ogni modo non ci sarebbe nulla di male nel cercare l’aiuto o la vicinanza di qualcuno: un familiare, un’amica e se la difficoltà persistesse anche uno specialista.
“L’impresa più difficile dell’essere genitori è lasciare che le nostre speranze per i figli abbiano la meglio sulle nostre paure. (Ellen Godman)”
D.ssa Marta Morelli