Parliamo di autostima, ma come si fa a vivere in un mondo marchiato da ideali fisici impossibili, come si fa a essere positivi? Autostima non crede dovrebbe essere inserita nelle scuole per combattere il bullismo?
Risponde l’esperto pedagogista Luigi Persano
Etimologicamente la parola “autostima” può essere fatta risalire al verbo latino “aestimare”, che significa, sia “determinare il valore di”, sia “avere un’opinione su”. In effetti, nel senso comune la stima di sé rappresenta generalmente il modo in cui ciascuno vede e giudica se stesso.
I termini e le espressioni utilizzati nel linguaggio di tutti i giorni che indicano la stima di sé sono moltissimi, ciascuno può rappresentare uno dei molteplici aspetti dell’autostima. Andrè e Lelord (2000), a tal proposito, propongono un’interessante specificazione dei diversi aspetti.
Da un punto di vista pedagogico e psicologico, l’autostima rappresenta sicuramente una delle dimensioni fondamentali della personalità, ma allo stesso tempo è un fenomeno complesso alla cui determinazione contribuiscono vari fattori, interni ed esterni, passati e presenti, sociali e individuali. È fondamentale, quando si educa un bambino, l’ottimismo dei genitori nei confronti della vita e la loro attitudine ad affrontare con energia conflitti e difficoltà. I genitori che hanno un’autostima positiva hanno valori personali ben definiti ma flessibili, e idee chiare su ciò che considerano appropriato, lo comunicano attraverso il proprio comportamento e le espressioni emotive trasmettendo il messaggio “voglio bene a te e voglio bene a me stesso”. I figli modellano la loro identità sulla base dell’esempio dei genitori. Per un bambino i genitori sono il mondo intero, la fonte di nutrimento e di sicurezza. Secondo, Clemes e Bean, “l’autostima si costruisce quando il bambino prova il sentimento positivo di soddisfazione che deriva dal sentirsi unico, cioè quando egli riconosce e rispetta le caratteristiche e personali che lo rendono speciale e diverso e quando riceve approvazione e rispetto dagli altri per la sua unicità.”
Capisce bene come è importante il ruolo dei genitori nella crescita dei figli, perché essi, con il loro comportamento, offrono un modello attraverso le modalità con cui gestiscono e affrontano situazioni problematiche, conflitti e insuccessi. Solo chi sa prendersi cura di se stesso, saprà prendersi cura anche dei suoi figli. Virginia Satira (1972) afferma che “un bambino, quando viene al mondo, non ha né un passato, né esperienze da cui trarre indicazioni per giudicare se stesso, nessuna scala grazie cui giudicare le sue capacità; deve basarsi sulle esperienze che ha con le persone che gli stanno intorno e sui messaggi che essi gli inviano riguardo al suo valore come persona”.
Allego la dichiarazione di Autostima di Virginia (psicologa e terapeuta familiare statunitense di fama internazionale).
Io sono io. In tutto il mondo non esiste nessuno che sia come me. Io sono io, e ciò che sono io è unico. Io sono responsabile per me stessa, dispongo di tutto ciò che mi serve per vivere pienamente qui e ora. Posso scegliere di mostrare il meglio di me, posso scegliere di amare, di essere preparata, di trovare un senso nella mia vita e un ordine nell’universo, posso scegliere di migliorarmi, di crescere e di vivere in armonia con me stessa, con gli altri e con Dio. Sono degna di essere accettata e amata proprio così come sono, qui e ora.
Io mi amo e mi accetto, io decido di vivere pienamente a partire da oggi.
E’ chiaro che, se a scuola si attivassero dei corsi sull’autostima, i ragazzi sarebbero più forti. Imparerebbero, ad avere il coraggio di denunciare gli atti di bullismo in modo da poter affrontare le sfide. Sarebbero liberi di scegliere le opportunità e il tempo per superare le frustrazioni e più sicuri nelle relazioni con i pari e con gli adulti